Il regime per le intolleranze alimentari è uno schema dietetico che serve per favorire la remissione dei sintomi e il recupero progressivo della tolleranza a un cibo. Proprio questo punto è centrale nell’alimentazione per un paziente affetto da disturbi: tutti i sintomi sono transitori e la loro intensità dipende dalla quantità dell’ingrediente assunto.
L’intolleranza ai lieviti, una condizione che pare ormai molto comune, è caratterizzata da rallentamento della digestione, gonfiore addominale, aumento di peso e aerofagia. A differenza di altri tipi di intolleranze alimentari (per esempio quella al lattosio), l’intolleranza ai lieviti è difficile da diagnosticare con certezza.
I sintomi dell’intolleranza al lattosio sono solitamente riconoscibili e, il più delle volte, si manifestano con dolori (anche molto forti) e disturbi a livello gastro-intestinale, associati a cattiva digestione.
Con il termine sensibilità al glutine ci si riferisce all’insieme di disturbi (come celiachia, sensibilità non celiaca al glutine, allergia al grano etc.) derivati dall’ingestione di alimenti contenenti glutine.
Più che un’intolleranza, infatti, la celiachia è una malattia autoimmune, poiché il sistema immunitario risponde in modo anomalo a uno specifico componente del glutine, la gliadina. I sintomi variano da disturbi gastrointestinali di diversa entità (per esempio, diarrea), fino ad anomalie di tipo nutrizionale (dimagramento rapido ed eccessivo) e di malassorbimento di alcuni nutrienti (per esempio, ferro e calcio).
Il recupero del benessere fisico e la rieducazione all’assunzione di un alimento possono essere affrontati con due diversi schemi, la rotazione o l’eliminazione.
E’ uno schema ideato all’inizio del secolo scorso, consiste in un piano piuttosto rigido di continua eliminazione e reintroduzione dell’alimento responsabile dei sintomi dell’intolleranza alimentare. Il programma classico prevede 3 giorni di astinenza dal cibo non tollerato e da tutti quelli che appartengono allo stesso gruppo, poi la reintroduzione il quarto giorno.
In linea di massima si tratta di un programma piuttosto semplice, che difficilmente incontra le resistenze del paziente, a meno che gli alimenti non tollerati siano più di uno. In questo caso, si preferisce comunque sospendere contemporaneamente tutti gli ingredienti identificati come responsabili, per poi prevedere la reintroduzione – sempre in quantità controllate – nello stesso giorno.
La remissione dei sintomi consente al paziente di allargare le maglie dello schema, nel tempo ci sarà perciò la riduzione dei giorni di sospensione: prima tre, poi due e, infine, solo uno alla settimana. In genere, anche quando è stata recuperata la completa tolleranza all’alimento, è utile mantenere nella dieta settimanale un giorno di completa astinenza.
In questo schema alimentare, utilizzato anche per indirizzare la diagnosi di un’intolleranza, gli alimenti non sopportati vengono totalmente esclusi dalla dieta per circa 15 giorni. Già nel corso della prima settimana il paziente verificherà il miglioramento o anche la risoluzione dei fastidiosi sintomi. Alla fase di sospensione segue la rieducazione dell’organismo: nell’arco di qualche giorno si passa dalla completa astinenza alla lenta reintroduzione.