La Vitamina D è prodotta naturalmente dalla nostra pelle e basterebbero solo 15 minuti al giorno di esposizione alla luce del sole per ottenerne il fabbisogno giornaliero.

La Vitamina D è anche presente, ovviamente, in alcuni alimenti come nel burro, nei formaggi grassi e nelle uova e, come gli Omega 3, in alcuni tipi di pesce grasso quali aringhe, sardine, sgombro e nell’olio di fegato di merluzzo.

Capita sempre più spesso di trovare, sugli scaffali dei supermercati, alimenti arricchiti con vitamina D. Latte e bevande a base di soia o di riso sono in molti casi addizionati di questa importante vitamina che svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo del calcio ed è quindi indispensabile al benessere delle nostre ossa.

Occorre, però, un ragionamento ponderato rispetto alle dosi giornaliere necessarie nelle differenti fasce di età.

Cos’è la vitamina D e dove la troviamo?

La fonte principale di vitamina D è il sole: esponendosi al sole in modo corretto, la nostra pelle produce, infatti, circa l’80% del suo fabbisogno. La vitamina D, se da un lato si può considerare una vera e propria vitamina (infatti circa il 20% del suo fabbisogno viene assunto con l’alimentazione), dall’altro, una volta trasformata nella sua forma attiva, agisce come un ormone, in grado di regolare diverse funzioni del nostro organismo.

A cosa serve?

Il suo ruolo principale è quello di aiutare il calcio a fissarsi nelle ossa. Recentemente diversi studi hanno anche dimostrato come questa vitamina sia in grado di agire in altri distretti quali muscoli, occhi, cuore, polmoni, o sulla proliferazione cellulare, in quanto il suo recettore è presente dovunque nel nostro organismo.

Di quanta vitamina D abbiamo bisogno?

Il fabbisogno quotidiano di vitamina D varia a seconda dell’età:
• 400 UI dalla nascita fino al primo anno di età
• 600 UI dal primo anno di vita in poi. Questo apporto può aumentare se i bambini non vengono esposti al sole
• 1000-1500 UI per gli adulti sani
• 2300 UI per gli anziani

Quali sono le buone regole da seguire?

L’esposizione solare necessaria per garantire livelli adeguati di vitamina D varia a seconda della latitudine, della stagione e dell’ora del giorno in cui ci espone. In generale, per una corretta produzione di vitamina D bisognerebbe esporsi per 15-20 minuti al giorno, per almeno 4 giorni alla settimana, scoprendo braccia, viso e gambe.

Quali sono le patologie sulle quali è provata scientificamente la sua efficacia?

Gli effetti della vitamina D sulla salute delle nostre ossa sono noti da tempo. Più recenti, invece, sono le scoperte in merito al ruolo della vitamina D in molti altri tessuti ed apparati e, parallelamente a questo, è stato rilevato come la sua carenza sia associata all’insorgenza o all’aggravarsi di molte malattie.
Per esempio, l’effetto sull’ipertensione, a livelli sufficienti di vitamina D, è quello di abbassare la frequenza del ritmo cardiaco; l’effetto sul sistema respiratorio è invece quello di diminuire le riacutizzazioni dell’asma e l’insorgere di raffreddori o epidemie influenzali. La vitamina D sembra inoltre influenzare la comparsa di malattie autoimmuni quali il diabete di tipo 1, lo sviluppo di alcuni tumori (colon, prostata, polmoni, sistema linfatico, seno), l’insorgenza e la manifestazione di alcune patologie cutanee quali la psoriasi e la dermatite atopica. Infine sembra agire anche sugli occhi: la sua carenza porta ad affaticamento del contorno occhi e modula il rilascio di serotonina.

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